SP&IVV ALLA RICERCA DE “IL BASTARDO”

Forse l’idea di partenza de “Il bastardo”, cd a sette tracce di Simone Piva & I Viola Velluto (per brevità SP&IVV) non era malvagia. Rifarsi alle atmosfere western per collocarci dentro una dimensione contemporanea usando l’allegoria come strumento di composizione dei testi. Un progetto ambizioso, che in realtà, qua e là, mostra segni di cedimento o anche semplicemente di confusione.

Si apre con “Il bastardo”, cioè il brano che dà il titolo all’intero progetto. Un intruglio di western-rock con un testo che pare tratto dal canovaccio di “Per un pugno di dollari” e qualche spunto di tromba e chitarra. “Hey Frank!” è un brano un po’ sconclusionato ove però s’inizia a scorgere l’intento di trovare similitudini, spesso un po’ improbabili, tra il vecchio West ed il nostro povero mondo (c’è anche qualche contaminazione “mexicana”, come se la confusione non fosse già molta). “Hello Madame” pone rimedio alla banalità del testo con un arrangiamento ben strutturato (bella la tromba di Federico Mansutti) e alla fine si deve convenire che una certa fruibilità la si riscontra. “Quando saremo giovani” tratteggia un quadro esistenziale desolante, il testo si fa più immediato, musicalmente non è gran cosa, ma ancora giungono in soccorso tromba e chitarra. “Nord Est” è davvero uno spaccato di un Far West remoto, fatto di ladri e di cavalli ma anche di un riferimento un po’ troppo criptico ad un Nord Est, posto di frontiera e…di resa dei conti; anche qui bene tromba e chitarra. Il meglio di questo lavoro sta però negli ultimi due brani: “Far West” ha un testo davvero bello che avrebbe meritato di incontrare un’altra dimensione musicale poiché, quella con cui si coniuga, non fa decollare il brano e poi, in chiusura, “Noi” che ci trasferisce in un pub irlandese, a Dublino (ma del resto, quanti originari dell’Irlanda si aggiravano tra le mandrie del vecchio West?), bene la musica, complessivamente brano non male. Conclusioni. “Il bastardo” non è un capolavoro e forse non riesce ad esprimere sino in fondo ciò che avrebbe voluto. Ma c’è del buono nelle intenzioni, nella musica ed in qualche testo. E c’è quel bel rosario che compare in mano a Simone Piva in copertina e poi, quasi celato, sotto alla collocazione del cd. In fondo è l’unico simbolo che non stona, dai tempi del Far West a quelli nostri. Non fosse altro che come simbolo di speranza.

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