Stavo meditando in questi giorni sulle tante opportunità di ascoltare nuova musica che ci siamo persi per strada, nel volgere di qualche decennio. Al di là del Festival di Sanremo e di Canzonissima, i due tradizionali appuntamenti dell’ammiraglia Rai (è però sopravvissuto solo il festival della città dei fiori), sono via via state accantonate tante manifestazioni che costituivano altrettante finestre, soprattutto per gli interpreti più giovani della canzone italiana, d’autore e non. Non me ne vorranno i lettori più giovani per questa elencazione di eventi che, più che un editoriale, sembra una passeggiata al cimitero, al cospetto di tante lapidi che ricordano altrettanti cari estinti. E’ però importante che anche chi non c’era in determinate epoche, sappia ciò che accadeva, quanto meno come informazione storica legata ai trascorsi della nostra musica e che quindi, per tanti versi, ci appartiene. Inizierei con la manifestazione più geniale: il Cantagiro di Ezio Radaelli. Il progetto venne ripreso più volte in tempi diversi, ma il vero Cantagiro, quello rimasto nella mente e nel cuore degli italiani che c’erano, è stato quello degli anni compresi tra il 1962 ed il 1975. Una carovana di artisti, suddivisi nelle sezioni “big” e “giovani”, attraversava l’Italia da nord a sud facendo tappa in tante città piccole e grandi. Ogni sera veniva incoronato un vincitore di tappa. Un’occasione imperdibile per gli appassionati di venire a diretto contatto con cantanti e complessi (in quegli anni le band si chiamavano così) che attraversavano le vie cittadine a bordo di auto scoperte. E per gli emergenti, una gavetta non da poco, con serate e trasferimenti continui per l’intera stagione estiva. Ed un costante contatto con la folla, ovunque. Dopo il 1975 furono tentati almeno quattro “recuperi” del Cantagiro, ma la magìa non era più la stessa. E neppure la formula. Altra manifestazione più recente, ma improvvisamente sparita dai palinsesti televisivi e dalle piazze italiane, è stato il Festivalbar di Vittorio Salvetti. Un evento musicale con caratteristiche diverse rispetto al Cantagiro, pur emulandone in parte i principi dello spettacolo itinerante. Gli obiettivi erano però evidentemente diversi, lo spazio riservato agli emergenti era assai ridotto, mentre venivano spalancate le porte alle produzioni straniere. Insomma, una manifestazione con la mente rivolta alla dimensione televisiva ed alle rendicontazioni di cassa. Sino al 2008, anno in cui il Festivalbar venne definitivamente soppresso per mancanza di fondi (nel frattempo era anche morto il “patron” Vittorio Salvetti ed il timone della manifestazione era passato al figlio Andrea). Torno indietro, agli anni del Cantagiro, per ricordare “Un disco per l’estate”, manifestazione radiotelevisiva (più radio che televisiva) che da maggio sino all’inizio dell’estate, dal 1964 sino al 2002, contribuì al lancio di tanti tormentoni estivi ed anche di diversi artisti emergenti, visto che anche in questo caso le case discografiche, accanto ai big, avevano la possibilità di “piazzare” tante voci nuove. I numerosissimi passaggi radiofonici costituivano una sorta di preselezione, consentendo al pubblico di “inquadrare” nomi e titoli prima del gran finale. Ma non vorrei dimenticare “La Caravella” di Bari, che dal 1965 contribuì al lancio di molti artisti sconosciuti, che sarebbero in diversi casi divenuti poi degli autentici big. La manifestazione ebbe vita breve e “spirò” nel 1970. Ma ancor più nota e prestigiosa è stata la “Gondola d’Oro” di Venezia (nota anche come Mostra Internazionale di Musica Leggera) che dal 1965 al 1992 costituì una passerella di musica dal mondo, ma anche di mode e correnti che alla musica ed ai loro protagonisti erano legate. Non va dimenticato a tale proposito che fu proprio in occasione della manifestazione lagunare del 1969 che in Italia approdò l’underground con la controversa partecipazione dei Vanilla Fudge. E vorrei anche ricordare, già che ci siamo, il Festival delle Rose, voluto dalla Rca a Roma e sopravvissuto solo quattro anni, dal 1964 al 1967, probabilmente perchè troppo autoreferenziale, pur se la Rca non impedì mai la partecipazione degli artisti di altre case discografiche alla rassegna. Insomma, sull’onda del boom discografico degli anni Sessanta, c’era materia per promuovere volti noti e meno noti, quasi sempre con il sostegno, sia pure a vari livelli ed in modi e tempi diversi, della televisione e della radio. Cambiano i tempi, le mode, i personaggi, le opportunità e le priorità. Ma forse il marciare con lo sguardo rivolto un po’ all’indietro, non è sempre e solo mera nostalgia.
Giorgio Pezzana