Sono davvero molte le qualità che Serena Finatti (già anima dei Déja) mette in gioco in questo raffinato debutto a suo nome: una sensibilità aperta alla percezione dell’infinitamente piccolo, una scrittura musicale colta e mai banale, una voce impostata capace di adagiarsi con leggerezza su curvature imprevedibili, un gusto fine e non convenzionale nella scelta della strumentazione e degli arrangiamenti. “Serena più che mai” è un’alchimia cangiante in cui le radici etno-folk entrano armoniosamente in relazione con umori jazz, strutture pop e ambientazioni classiche, dando vita ad un disco che merita attenzione e che si rivela lentamente, ascolto dopo ascolto. Il vertice espressivo, a mio gusto, si concretizza nella traccia in cui l’insieme di questi linguaggi trova la sua sintesi più semplice e apparentemente minimalista: la delicata e sognante ballata in penombra “La ballerina azzurra”, cullata dolcemente nell’abbraccio degli archi. Serena Finatti, “Serena più che mai” (Folkest Dischi).