Sala stampa Ariston, basta con le ipocrisie!

La collega Marinella Venegoni, inviata al festival di Sanremo de “La Stampa”, è un crescendo di stucchevoli affermazioni, a mano a mano che ci si avvicina alla fine della rassegna. E’ riuscita, nelle sue inquietanti pagelle, a dare prima un 9 e poi addirittura un 10 a Elio e le Storie Tese, cioè ad una delle cose peggiori che si siano viste quest’anno sul palcoscenico dell’Ariston. E’ riuscita a scrivere a proposito dell’esibizione di Marta sui Tubi con Antonella Ruggiero “Come cambia l’aria, quando arrivano una canzone forte e una voce vigorosa….”, già o più semplicemente quando si canta una canzone che non è quella presentata da Marta sui Tubi con accanto una voce che è quella di Antonella Ruggiero. Ed è andata oltre, riservandosi anche un commento sulle giurie laddove afferma, in sintesi, che si dovrebbe cambiare il meccanismo delle votazioni per far sì che a beneficiarne non siano soprattutto gli artisti che provengono dai “talent show”, fragili  sostanzialmente impreparati. Ma come? Non è “La Stampa” online che dedica ogni giorno una rubrica intera a “Xfactor”? Suvvia, ma quando la smettiamo con queste ipocrisie e quando incominciamo a parlare di musica? Ci sono colleghi nella sala stampa del teatro Ariston che da una vita si stanno dedicando ad un lavoro di minuzioso smontaggio del festival. Elio e le Storie Tese, con la loro sciocchissima canzone, in realtà vorrebbero irridere al festival ed ai suoi meccanismi, cogliendo i consensi compiacenti di giornalisti che albergano per una settimana ed anche più in hotel a cinque stelle, sputando nel piatto nel quale mangiano e di sedicenti vip che per snobismo puro fanno la sfilata sulla passerella dell’Ariston eppoi si spellano le mani per applaudire chi sul festival getta discredito e sarcasmo. Il festival di Sanremo non deve piacere a tutti. Ma se si vuole porre mano a qualche suggerimento lo si faccia evidenziando la tanta buona musica che viene trascurata ignorando sistematicamente gli artisti di area indipendente (non basta sciacquarsi la coscienza invitando “una tantum” gruppi come Marta sui Tubi che hanno ormai consumato il meglio della loro gioventù trascinandosi da un pub all’altro) per ottemperare ai voleri delle major che impongono i loro artisti, le loro risorse finanziarie, i loro piccoli e grandi ricatti, certo raramente le canzoni migliori. Ed a proposito di canzoni migliori, ribadisco che quest’anno il brano più bello è quello dei Modà, con buona pace della collega Venegoni che si altera perchè i bookmaker lo danno vincente con quello di Mengoni, mentre lei vorrebbe tanto poter scrivere che hanno vinto Elio o Malika o Gualazzi.

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