“Magot” di Roberta Barabino

 

Curioso questo “Magot” di Roberta Barabino che si presta a diverse chiavi di lettura, ma che è comunque, occorre dirlo subito, un lavoro di notevole livello artistico, non a caso vincitore della settima edizione di “Musica Controcorrente 2011”. La cantautrice genovese ha una dimensione vocale che evoca la narrazione ed induce all’ascolto.

 

Anche quando ciò che va cantando non è esattamente il meglio dell’album, come nel caso di “Sul tetto in cima al mondo” o “Angeli metallo pesante” che tra i nove brani inseriti sono forse i meno immediati. Il capolavoro di questa raccolta è invece “Febbraio”, una canzone che rincorre il tempo, come sembra rincorrerlo il pianoforte di Giacomo Lepri e come sembra riuscire a fermarlo un arrangiamento sontuoso nella sua semplicità. Ma forse è proprio la semplicità che rende gradevole l’insieme di questi brani, come nel caso di “Buongiorno a te” ove il latrato di un cane riconduce alla quotidianità senza iperboli e che forse, proprio per questo, riesce a cogliere il senso delle piccole sensazioni, che possono diventare belle emozioni. Come nel caso di “Madame Cecile”, ove l’ambientazione musicale evoca in qualche modo fumosi tabarin e personaggi un po’ perduti per approdare poi all’ultimo brano, “Tutta l’aria che vorrei”, anche in questo caso caratterizzato da un arrangiamento superlativo (bello l’inserimento del sax di Antonio Marangolo) ma con una particolarità in più: quel testo assurge alla dimensione di vera poesia, rinuncia ai toni un po’ cantilenanti che troviamo in altri brani e coglie il senso di un addio in un’immagine. Complessivamente “Magot” è un bel cd pechè Roberta Barabino è un’artista che sa dare tono e colore anche ai passaggi più fragili del suo percorso, può contare sulla collaborazione di musicisti eccellenti (a quelli citati ovviamente si affiancano tutti gli altri, e sono parecchi, con pari meriti) e, alcuni arrangiamenti inducono a stoppare il cd, tornare indietro e riascoltare. Ed è questo il primo sintomo che rivela un ottimo lavoro, se non nella totalità dei brani incisi, almeno per buona parte di essi.

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