“PUROSANGUE”, BELL’IMPASTO DI ARTE E TECNICA

S’intitola “Purosangue” ed è il nuovo album dei Telestar, formazione che nasce in Toscana un po’ di anni or sono ed intraprende un cammino artistico tra new wave e atmosfere cantautorali. Un percorso difficile che con questo album raggiunge però un significativo livello identitario, si estrania da ogni condizionamento della musica contemporanea ed individua una dimensione nella quale è riconoscibile quell’originalità che sempre più si va cercando e sempre meno si va trovando.

L’album si apre con “A vita nuova”, il primo impatto genera quello stato di sospensione che si prova quando si vuol capire; il testo è ben scandito e la voce è stranamente gradevole pur se pare un po’ metallica; la musica dà un senso di pienezza, ma non di calore eppure…il brano è piacevole. L’intro al pianoforte di “Quanto sei bella” ci conduce ad una dimensione più abituale, anche se il brano appare meno immediato del precedente, ma per certi aspetti anche meno distante. “Molto più semplice” è una canzone più dinamica ed il testo è costruito con un susseseguirsi di sensazioni secondo una tecnica sulla quale mi soffermerò più avanti. Intanto ecco “Non vuoi rimanere”, brano che ha un andamento che “arriva” con facilità grazie anche ad una musicalità piena ed avvolgente. “Come stai” mi permette la riflessione che avevo anticipato: questa canzone, come tutto il cd del resto, sono caratterizzati da musicalità molto assortite, ma mai casuali ed i testi in special modo non si avventurano su terreni ermetici né su storie troppo articolate; predilogono invece parole semplici che si sviluppano quasi sempre intorno ad un solo concetto. Ciò apparentemente riduce la dimensione più prettamente cantautorale, ma in un’epoca in cui l’ascolto è materia per pochi, tanta immediatezza può risultare la carta vincente soprattutto quando la percettibilità del contesto musicale viaggia di pari passo con i testi. Ma andiamo avanti e troviamo “Non hai mai pensato che”, brano in cui l’ausilio dell’elettronica si fa sentire più che altrove, ma non ha comunque contorni invasivi e crea anzi una cornice piacevole anche in un pezzo come questo in cui il testo, per una volta, non sembra creare grandi aspettative, anche perché qui la linea melodica non è gran che (ma vanno salvate le poche note di chiosa davvero belle). In “Perché non resti” la sruttura è quella di una canzone di concezione più tradizionale anche se la dimensione cantautorale concede molto respiro alla musica, ben lungi dall’essere considerata mero accompagnamento anzi, tanto da scivolare su alcuni frangenti un po’ confusi. “Qualcosa è cambiato” è forse il brano più riuscito della raccolta; si apre con pianoforte e voce e si ha la sensazione di essere introdotti in un ambiente che non si conosce, poi la musica fa il resto, avvolge, cresce, innalza e si fa avvincente a sostegno e sostenuta dal testo, sino a tornare alla dimensione iniziale di voce e pianoforte, il tutto in un contesto estremamente armonico. E si va a chiudere con “Loop”, una sorta di galleria degli effetti speciali; un minuto e 49 secondi certamente rinunciabilissimi. Concludendo: un lavoro indubbiamente interessante, pensato, costruito con un impasto che miscela molto bene l’arte con la tecnica. “Purosangue” è pubblicato da Vetrodischi, etichetta milanese di area indipendente.

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