“LE STELLE DELLA SERA” RACCOLTE NELL’ALBUM DI ROBERTO GROSSI

Da pochissimi giorni è in circuitazione “Le stelle della sera”, il nuovo album di Roberto Grossi, personaggio già noto per avere fatto parte, come cantante ed autore, della band Subbuglio! con la quale ha realizzato un album, alcuni singoli e numerosissime serate; è anche architetto ed organizzatore di eventi culturali e da qualche tempo cantautore solista (“Le stelle della sera” è infatti il suo primo album in quella veste dopo l’uscita di alcuni singoli contenuti nel progetto discografico più ampio). Il nuovo percorso artistico è scaturito dall’incontro con la producer e cantautrice bolognese Helle (Lisa Brunetti), con la quale ha registrato anche il brano “Ali e catene” contenuto nell’album. Ma, come vedremo, questo progetto ha visto anche altre collaborazioni.

Ma veniamo all’ascolto. “Le stelle della sera” è un lavoro che pone subito in risalto tutto il mestiere di Roberto Grossi, che da tempo naviga nel mondo della musica e che, quindi, ha dimestichezza anche nella scelta di chi viene chiamato a far parte dei suoi percorsi discografici. L’album è caratterizzato da dieci tracce, è un progetto marcatamente cantautorale, fruibile, complessivamente piacevole, anche se i brani che personalmente riascolterei non sono più di tre o quattro. Ciò non signifca che vi siano cedimenti vistosi (di fatto solo una canzone mi è parsa insufficiente e parlo di “Quale uomo”). Le cose migliori però le ho sentite principalmente ascoltando il brano che dà il titolo all’intero progetto ove ho riscontrato una piacevolissima linea melodica inserita in un bel contesto musicale e “I nostri fari spenti” con la partecipazione di Lorenzo Monguzzi in cui mi ha colpito anche il testo.  Solo un poco più sotto collocherei “Ma quando vieni al mare” e “Ali e catene”. Tra le altre partecipazioni segnalo quelle di Chiara Buratti in “Neve” e di Alessandra Ravizza in “Gaza (canzone per i bambini nel buio)”. In questo lavoro vi sono buone intuizioni che non sempre riescono a trovare la loro concretizzazione in modo del tutto soddisfacente. Penso, per esempio, al brano dedicato alla tragedia di Gaza che forse avrebbe potuto essere concepito con maggiore pathos o a “Chiama quando vuoi” che ha un buon andamento, ma non trova nel testo un riscontro più incisivo. Si tratta comunque di un album complessivamente piacevole, molto pensato e altrettanto lavorato, un progetto cantautorale degno di questa definizione il che, in un’epoca nella quale sono tutti cantautori (sino a prova contraria e le prove purtroppo non mancano) non è cosa da poco.

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