LE “CAREZZE” DI ROBI CHE SPESSO SANNO ARRIVARE

Da qualche giorno è in circuitazione “Carezze”, il nuovo album di Robi, al secolo Roberto Ballauri, cantautore piemontese nato a Torino ma cresciuto a Clavesana, piccolo centro del Cuneese ove a sedici anni inizia a suonare la chitarra ed a cantare.

“Carezze” è il secondo lavoro in studio di Robi, un album scandito da tredici tracce, come sempre a mio avviso assolutamente troppe per un artista emergente che deve colpire chi lo ascolta con quacosa di geniale, ma non intrattenerlo con un ascolto troppo lungo che possono reggere solo artisti ampiamente affermati dei quali i fans non cercano più solo il bel pezzo, ma le sfumature, il contatto uditivo qualunque cosa costoro dicano, lo stupore per una gag che se registrata da uno sconosciuto sarebbe una fesseria, ma detta dall’artista di fama diventa una battuta straordinaria. Non a cas0 alla fine di questo album salverei, un po’ a stento, nove brani, considerando i quattro restanti piuttosto scadenti. La prima considerazione la voglio riservare alla voce di Robi, che è sicuramente una voce interessante, ben modulata, mai eccessiva, con una buona tavolozza di tonalità e la capacità di adattarsi al contesto sia testuale che musicale, il che dovrebbe essere un requisito proprio di ogni cantautore. Gli arrangiamenti dei brani sono complessivamente buoni ed in un paio di circostanze li definirei eccellenti. Alcune canzoni di questo progetto tentano volutamente di conferite all’interpretazione caratteristiche più dinamiche, più movimentate, ma sono quelle che si rivelano, a mio avviso, le canzoni peggiori: “Neve” e “Non è così male” che vanno ad affiancarsi a “Dimenticanze” e la noiosa “Canta”. Ma se parliamo di brani meno riusciti, è giusto avvedersi anche di quelli migliori che per me sono due: “Il fiore nel taschino” in cui vi trovo un testo originale e poetico e “La sola musica”, soprattutto grazie allo riucitissimo arrangiamento. Appena un gradino indietro ci colloco “Promessa” che ha un’ottima linea melodica, “Passerai leggero” che è testualmente convincente come lo è “Salvarsi”, un brano molto delicato sostenuto da un pianoforte che crea un’atmosfera intensa. “Carezze” dunque, nell’insieme, è un buon album che pone in risalto alcuni spunti decisamente interessanti grazie anche alla collaborazione con Kevin Mancardi e rivela un artista sensibile, che sa raccontare le sue emozioni. La dimensione è indiscutibilmente quella cantautorale con brani di narrazione intensa e piacevole ascolto.

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