IL “MONDORARO” DI ROBERTO DROVANDI

Roberto Drovandi è un bassista, compositore e produttore che ha alle spalle un percorso musicale che lo ha visto collaborare con molti artisti di primissimo piano. In particolare ha legato il suo nome al gruppo degli Stadio (vincitori dell’ultimo Festival di Sanremo). “Mondoraro” è il suo primo album da solista. Ne avevamo scritto proprio su “Un’altra Music@” nel febbraio scorso, all’indomani del successo sanremese, con un’intervista nel corso della quale il musicista annunciava questo progetto che, dopo quasi un anno, ha visto la luce. Ma vale va la pena dell’attesa.

“Mondoraro” racchiude dieci tracce strumentali realizzate in collaborazione con una “squadra” di musicisti e tecnici di primissimo piano che ha consentito di approdare ad un prodotto decisamente convincente. In quei dieci brani si fondono l’esperienza ed il percorso artistico di Drovandi. Non un genere, ma più generi che si incontrano, per rivelare una ricerca capace di incontrare mondi d’ascolto diversi. Ecco dunque che è il gusto soggettivo ad indicare preferenze in modo più esplicito. “Volturno night” un brano estremamente raffinato che una magnifica tromba contribuisce a rendere ancor più avvolgente. “Era mio padre” è un altro brano estremamente intenso dal quale emerge, quasi inaspettata, una sensazione di solitudine che si sprigiona dalle note di un pianoforte che sembra venire dal nulla e che dipinge sensazioni intense. Più prossima al rock è “Route 65”, anche se, anche in questo caso, l’estrema pulizia dei suoni nobilita il brano; con “The Funky Twins” sembra di entrare in un film tanto la musica si adatterebbe al grande schermo, ma riuscendo a coglierle, tra effetti che coniugano i suoni tradizionali con quelli elettronici, si possono scorgere anche atmosfere tribali in “Shake Up”. Il brano che dà il titolo all’intero progetto, non pare irrinunciabile, così come “Virus”. Ma l’insieme dell’album (per ora solo in dimensione digitale, ma nei prossimi mesi anche su cd e addirittura su vinile) è di assoluta fruibilità, magistralmente arrangiato, senza sbavature ed a tratti con picchi emotivi di assoluta rilevanza.

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