E’ questo “La tanière d’Amélie” un progetto artistico interessante che offre nove tracce di buon pop, costruite con cura e senza l’ansia di strafare. Si potrebbe dire, rifacendosi al linguaggio più appropriato in ambito enogastronomico, “canzoni come si facevano una volta”, ma senza passatismi, senza dietrologie e senza rimpianti. Solo con la consapevolezza che le canzoni hanno strutture variabili ma non eludibili, pur nel rispetto della libertà dell’espressione artistica.
S’inizia con “Les jeux sont fait”, brano musicalmente gradevole, senza partocolari vibrazioni. Ma si va subito in crescendo con “Odio”, brano molto dinamico con un buon testo, un’ondata di vitalità in meno di tre minuti. “E rifacciamo tutto qui” vede emergere definitivamente la bella voce di Benedetta Giovagnini e consente di cogliere un arrangiamento più definito. “Aver salva la vita” è la conferma dei bei “colori” della voce di Benedetta in una canzoncina semplici. Ha invece altra dimensione artistica “Fra l’asola e il bottone”, brano musicalmente più impegnativo e ricercato, ma allo stesso modo fruibile come lo è “Raccogli”, canzone “radiofonica” caratterizzata da una struttura assolutamente tradizionale che ci riporta alla riflessione iniziale con un coinvolgimento progressivo nella seconda parte del brano. “Liberi” è la traccia migliore dell’album, intensa e segnata da ciò che probabilmente di meglio la voce di Benedetta Giovagnini può dare, conferendo al “prodotto” una notevole carica di pathos. E si finisce con “Brucia”, altro brano piuttosto impegnativo che viene a confermare l’ottima impressione suscitata anche dal gruppo di musicisti che intorno a Benedetta hanno dato vita ad una proposta artistica certamente interessante. Un album che merita di essere ascoltato con attenzione, con almeno due/tre brani riascoltabili per meglio coglierne le sfumature meno evidenti.