“Pendolari” di Mattia Ringozzi è un album colmo di chiaroscuri che ne scandiscono il cammino lungo nove tracce, non tutte eccelse, ma spesso costellate di buona intuizioni. Il taglio è decisamente cantautorale, anche se per un paio di brani Ringozzi si è avvalso dell’”aiutino”.
Si parte con un brano intriso di tristezza, “Amore mio sorridi”, che colloca riflessioni non sempre percettibili nel dubbioso oggi e si prosegue con “Vecchia amica vigliaccheria”, ancora con un testo non troppo convincente, ma musicalmente più accattivante, anche se le strizzatine d’occhio al blues della seconda parte del brano suscitano alcune perplessità (e paiono non cinvincere del tutto neppure l’autore). Si cambia decisamente marcia invece con “L’ombra della luna”, di taglio cantautorale classico con un testo finalmente intensoe poetico. “Il mare di settembre” mette in risalto un buon arrangiamento (sciabordii inclusi) ed ancora una volta un testo convincente ed un’interpretazione senza impennate, dal tono piano e definito. “Pendolari” se non è il brano migliore è certamente tra le cose più interessanti contenute in questo lavoro. E’ una bella lettura di una condizione umana diffusa, sulla quale valgono riflessioni sociali tratteggiate con poche parole, ma con incisività e con un forte sentore di umanità. “Cercherò la tua mano” è una bellissima dichiarazione d’amore lungo il percorso di un sentimento vissuto. Buone intuizioni si colgono anche in “Il filtro della notte” con i suoi aneliti di poetica libertà. “Tempo al tempo” è un quadro di epoche vissute, musicalmente incerto, ma con un testo che coglie il senso del narrato. E, infine, “Treni”, bella e coinvolgente nell’incalzante racconto di treni colmi di diversa umanità, ma con un quel senso di vuoto che lasciano sensazioni che fuggono e l’abbandono dei ricordi. La struttura di questo brano, soprattutto nel finale, non è del tutto convincente. Ma il messaggio arriva. Che dire dunque di questo “Pendolari”? C’è del buono in questo lavoro, compresa la voce sempre rassicurante di Ringozzi. Nulla svetta, ma nulla si inabissa. Merita l’ascolto, se non altro per cogliere qui e là emozioni comuni, condivise e diffuse con il conforto di un prodotto ove nulla avviene per caso.