I LATENTE PERSI NEL MONTE MERU

Monte Meru” è il titolo del nuovo disco dei Latente uscito lo per la IndieBox. Il titolo così come la copertina, fa riferimento al monte Meru legato alle tradizioni mitologiche indiane. Un luogo sacro ed intriso di energia positiva. Energia qui intesa come potenza, poi se positiva lo scoprirete alla fine.

Dieci tracce di impetuoso rock’n’roll che lascia troppo poco spazio alla voce di Francesco Panetta. Il disco si apre con “La mia stanza buia” ed è sin dalla prima traccia che la musica quasi urlata sovrasta le parole. Ritornello orecchiabile, ma niente di più. Sulla stessa scia “Nervi” che porta con sé un testo di contrapposizioni in cui “il cuore un giorno o l’altro esploderà”. Dalla terza traccia il rock è piano piano smussato ed in “Fumare” finalmente si ascolta anche la voce di Panetta. La musica si calibra ancor di più in “Alchimie e Brace”: i testi iniziano a ritagliarsi un proprio spazio e diventano parte importante anche se non predominante nelle canzoni. L’ascolto dell’album procede con “Lucido” e la certezza che non si può dare per scontato la presenza di alcuno. Si riascolta volentieri, ben amalgamate voce e musica. Il rimpianto di un momento felice è il leit motiv di “Ti vengo a cercare”, pezzo migliore del disco. Nelle ultime tracce il ritmo ritorna ad essere incalzante ed in “Accontentarsi è diventato facile”, “Tre” ed “Everest” non si riesce a coglierne alcun tratto distintivo. In “Monte Meru” si parla di amore, dolore, disagi, paure, tematiche interessanti in cui i giovani si imbattono quotidianamente, ma parafrasando il titolo di una loro traccia: accontentarsi sarebbe facile, ma non è questo il caso. De gustibus.

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