Ecco le dieci tracce di “Palude”, l’album degli Zagreb, una band distribuita e promossa da Alka Record Label, che si inserisce nel filone del rock alternativo. Dieci tracce che presentano svariati spunti d’interesse per il dinamismo che caratterizza il progetto.
Si parte con “Nel buio”, brano già pubblicat0o come singolo, caratterizzato da una discreta musicalità e che, se fosse spogliato dall’arrangiamento rigorosamente rock che lo carattterizza, parrebbe un buon pezzo anni ’80. Su questa linea, anche se forse ancor più fruibile è “Vero amore”. “Problema sociale” è un brano stranissimo, che “oscura” nella prima parte quasi completamente il testo ed anche musicalmente pare stagnare poi, inaspettatamente, prima sottovoce e poi, via via, con sempre maggiore intensità, con quel ripetuto “qual è il senso….” la canzone decolla sino a divenire forse il più bel pezzo del cd. Certo, anche il testo potrebbe aprire discussioni filosofico/spirituali infinite ma, parliamo di musica e rimaniamo nella musica e nell’intuizione che rende bello questo brano. E siamo a “Berlino”, certo “cazzo” e “stronza” in una frasa e mezza forse è un po’ tantino, vabbene cercare di collocarsi nel più diffuso linguaggio giovanile ma…anche no. Detto questo il brano musicalmente regge ed è complessivamente piacevole. “I tuoi denti” è invece assai meno convincente, soprattutto perchè ben presto diviene una sorta di baraonda indefinita che uccide completamente il testo. Molto interessante musicalmente “Acme” che presenta una linea melodica che sa conferire al brano una sua intensità e l’arrangiamento questa volta riesce a produrre un rock meno “sporco”. Ma con “Cerebrale” ricadiamo in quello che forse è il peggio pezzo del cd, stiracchiato, musicalmente mal strutturato e con il testo completamente o quasi soffocato. E non appare convincente neppure “Vile” anche se qualche accorgimento negli arrangiamenti, sparso qua e là (interessante per un breve tratto la parte ritmica), tenta di risollevare le sorti di una canzone men che mediocre. “Presidente” ha una sua fruibilità che lascia intuire un coinvolgimento ancora maggiore in dimensione live e si chiude con “Anestesia”, meno di due minuti per una delle tracce migliori dell’album. Dal punto di vista emozionale è forse il brano più riuscito e diretto. Sarebbe forse bastato un ep di sei tracce anziché un intero album? Forse si. La potenzialità per realizzare un lavoro senza sbavature ci sarebbe stata. L’album invece non salva gli Zagreb da alcune cadute, pur rivelandosi, alla fine dell’ascolto, un progetto nell’insieme riuscito che ce la fa a non affondare nella…palude, ad onta del titolo.