Intervista a Francesco Baccini: «Sopravviverà solo la dimensione live»

Francesco Baccini rende omaggio a Luigi Tenco. E lo fa con un tour che ha quale obiettivo quello di ricordare il cantautore di origini alessandrine, ma genovese d’adozione, che nel 1967 pose fine in modo tragico alla sua esistenza. Un’occasione per parlare di musica di qualità, ma anche di musica in generre.

 

Francesco, che idea ti sei fatto della musica di questi ultimni anni?

Oggi potrebbe fare un cd anche mia zia. Che non ha mai cantato in vita sua. Questo è il risultato di un dissennato modo di pensare alla musica che, a partire dagli anni Ottanta, ha dato l’illusione a chiunque di potere fare qualunque cosa. Ed infatti è da anni che tutti fanno tutto, ma non emerge più nessuno.

Abbiamo perso i talenti o la creatività? O entrambi?

Il problema è un altro. In Italia abbiamo centinaia di network, ove un sacco di gente parla di musica senza capirne nulla. Ma mentre i conti della musica continuano ad essere in rosso anzi, lo sono sempre di più, queste realtà acquistano un valore commerciale crescente. Allora significa che qualcosa non funziona. Si sono inventati la parola “radiofonico”. Tutto deve essere radiofonico, se no non passa. Ho riflettuto a lungo sul significato vero di tutto ciò ed ho capito che sostanzialmente ciò che si vuole è l’appiattimento della musica, tanto da trasformarla in un sottofondo per tante altre cose che con la musica non hanno nulla da spartire.

E la televisione?

In televisione si continua a confondere ciò che a tutti costi diventa popolare con quella che è la dimensione artistica. Un artista non è quasi mai popolare però, grazie a questo equivoco, si sdoganano un sacco di volti destinati ad una repentina sparizione. Gli artisti, quelli veri, che io ascoltavo da ragazzo, sono quelli che in televisione non ci volevano andare. Fabrizio De Andrè su tutti, ma anche Guccini e alcuni altri che però hanno fatto la storia della nostra canzone d’autore.

I cd non si vendono più ed i conti della musica sono in rosso. Quali rimedi sono ipotizzabili?

I cd non si vendono più da tempo. Con l’ipod carichi migliaia di canzoni che quando non ti va più di ascoltare semplicemente elimini, perdendone ogni traccia. Oggi credo che l’unica dimensione davvero attraente rimasta per chi fa musica di buon livello sia quella dei concerti dal vivo, che sono per coloro che hanno veramente qualcosa da dire, un progetto da proporre o un percorso da condivideree con il pubblico.

Non è curioso che i giovani di 30 anni fa, in maggioranza lavoratori dopo la scuola dell’obbligo, ascoltassero De Andrè e Guccini e quelli di oggi, plurilaureati, si facciano stordire da ciò che altri scelgono per loro?

Plurilaureati, ma in che modo? Io ho impiegato sette anni per finire il liceo perché non avevo voglia di studiare, avevo la musica nella testa e non vedevo l’ora di poter occuparmi solo di quella. Ma oggi spesso, quando mi trovo a dialogare con questi plurilaureati, mi scopro a domandarmi che cavolo abbiamo mai fatto negli anni di università, cosa sia stato loro insegnato…..

Fosse ancora tra noi, oggi, chi sarebbe Luigi Tenco?

Temo che sarebbe un povero emarginato, un disagiato, un uomo solo. Di lui i ragazzini sanno soltanto che si è ucciso e lo ha fatto in quel modo ed in quelle circostanze. Della sua dimensione artistica non sanno nulla, non conoscono una canzone.

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