Niente male dal punto di vista musicale questi Plebei che con l’album “Eterna è la tensione di clavicole, ingranaggi e leve” hanno messo insieme undici tracce quasi sempre molto dinamiche, con testi che non hanno la pretesa di cambiare il mondo, ma che in alcune circostanze riescono ad “arrivare” ed in altre sanno divertire.
“Africa”, il brano di apertura, scorre via senza mettere in luce del tutto le caratteristiche di una formazione nella quale la fisarmonica di Simon Coppolino gioca un ruolo determinante. Ed a scaldare un poco l’ambiente ci pensa “Che ne capisce la scimmia”, assai più coinvolgente nel lungo strumentale di apertura che non nell’insieme cantato. Ma è con “I fortini del sud”, canzone ben strutturata e piacevole, che vengono fuori alcuni aspetti interessanti. Su tutti la voce di Vincenzo Palombo (autore di pressochè tutti brani), che a tratti ricorda molto da vicino il miglior Gino Santercole, cioè uno che non avrebbe dovuto cantare, ma quando lo ha fatto ha saputo rendere più che accettabili anche le sue asperità, trasformandole in cifre distintive. “Mosse e contromosse” è una cazoncina divertente con un ritornello che travolge (ed ecco un altro aspetto di questa formazione che viene a galla, la fruibilità di quasi tutti i suoi brani, l’immediatezza che all’ascolto impedisce di stare fermi). “Papirossen” è, se vogliamo, un brano “sociale”, emotivo e sorprendente soprattutto laddove affida l’intensità del proprio messaggio alla lingua yiddish. Curioso anche “Il ragno stanco”, una specie di fiaba ben narrata e musicata, per poi entrare nel travolgente vigore strumentale di “Serendipity circus” con richiami balcanici. Ed a quel punto potrebbe terminare questo lavoro, che avanza invece ancora quattro brani (tre più una bonus track) non indimenticabili, se non per lo scanzonato ritmo di “Amorismi”. Nell’insieme ci troviamo al cospetto di un lavoro di primo piano, sia per l’originalità del progetto, sia dal punto di vista delle esecuzioni che, anche laddove riguardano brani non troppo convincenti, sanno però mantenere alta l’astina della dimestichezza strumentale. Oltre ai musicisti già citati, fanno parte della band Mario Speziali alla chitarra, Walter Filagrana al contrabbasso e Mauro Consolati alla batteria.