Di certo non è la qualità musicale a latitare nell’uscita d’esordio degli Elephant Claps, con un album che reca lo stesso nome del gruppo.
Fedeli ad una tradizione ormai consolidata che riporta a nomi di spicco – in primi i glorisosi Manhattan Transfer – propongono con un guizzo divertente e divertito, tutto loro, un vivace repertorio di inediti “a cappella”. Frizzanti, brillanti, riescono per l’appunto a rimanere nel solco della tradizione pur spaziando con grande libertà tra ritmi, linguaggi ed atmosfere diverse. Dall’esotica “Afroivo”, al soul più classico di “2Legs”, al sound latinoamericano di “Cingun” e via via inventando mondi sonori cosmopoliti, assai multiformi e disparati. Non vi sono appunti né critiche da avanzare su questo gruppo e la sua produzione tecnicamente perfetta e musicalmente valida. Si potrà solo, semmai, rilevare il limite posto dal genere musicale scelto. Un genere settoriale e di nicchia, rivolto ad una platea che risulterà fatalmente non numerosissima, ma sicuramente di classe.