DEDO ED IL SUO CUORE…ELETTROACUSTICO

Questo “Cuore elettroacustico”, nuovo album di Dedo (il polistrumentista, autore e compositore Massimo Dedo) si presta a considerazioni controverse per la sua “leggerezza” e per la sua completezza. Leggerezza perchè, nelle dieci tracce che caratterizzano il progetto, non traspare, se non in sporadici e quasi casuali frangenti, il tratto di quello che potrebbe definirsi un lavoro “importante”.

La componente musicale è estremamente semplice, spesso scanzonata, a tratti caratterizzata da qualche “incursione” roccheggiante, per altro senza affondi (è il caso di “Non è difficile”). I testi danno a volte l’impressione di volere affrontare argomenti di spessore (l’immigrazione, le problematiche legate all’euro e alla crisi economica, la dipendenza dai social e da un certo modo di interpretare la tv), ma lo fanno quasi sempre con baldanzosa banalità, frequentando con una certa insistenza luoghi comuni e riflessioni da osteria. Non che ciò renda il prodotto sgradevole. Ed anzi da qui scaturisce il concetto di completezza. Va certamente detto che la fruibilità di buona parte dei brani è assoluta perchè, sia pure in modo meno appariscente, ma non meno percettibile, si rileva che alle spalle di questo lavoro fatto di musica c’è un tessuto artistico di buona sartoria (e le collaborazioni che costellano la carriera di questo musicista lo testimoniano). Non risultano per altro così incidenti ed incisive le partecipazioni di Max Gazzè (in “Taggami il nervo dell’amore” che è una bella fotografia dei deliri informatici di oggi) e di Faso (in “Piango alla tv”). Il brano più bello è forse “Inverno maledetto”, buon pop con qualche eco degli anni Settanta. Non male neppure “Attendi solo un po’”, il brano di apertura con riminescenze vagamente battiatiane (ma del resto Dedo è anche lui siciliano). Complimenti senza riserve invece per il package, moderno ed elegante.

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