Una macchina del tempo, un sorprendente balzo nel passato. Non c’è altro modo di descrivere “Night Hunter”, album di debutto dell’ensemble che prende il nome dal chitarrista ed autore, Daniel Gazzoli Project. Un muscolare e brillante hard rock che si direbbe arrivare dritto dritto dagli splendenti anni ’80. Si tratta di un’autoproduzione, ma il livello qualitativo è assolutamente di livello.
L’atmosfera è perfetta, ed evoca gli splendori degli Scorpions, degli Aerosmith, dei Deep Purple o dei Van Halen. Nell’album, volutamente “vecchio” ma a suo modo fresco e non banale, si susseguono – per riesumare il gergo dell’epoca – brani dal “gran tiro”, che mettono in campo tutto il repertorio e l’armamentario energico, melodico, vibrante e passionale tipici dell’epoca. Il lavoro riesce a risultare quindi convincente, e mai stantio o scopiazzato, con la – pur minima – eccezione dell’attacco di “Herartblame”, che ricorda troppo quello di un pezzo pop italiano, guarda caso anche lui anni ’80: “Notte Rosa” di Umberto Tozzi. Per tutto il resto… chapeau. Davvero tangibile la perizia musicale di tutto il gruppo, che in alcuni passaggi sfiora il virtuosismo, e notevolissima l’ugola del vocalist Leonardo Guillan. Particolarmente convincenti risultano il brano che apre e dà il nome all’album, “Night Hunter”, come anche la tonica “Run”. D’atmosfera la ballad “Prayer for an Angel”, e letteralmente, freneticamente esplosivo il pezzo di chiusura “The Beat of my Heart”. Un bellissimo modo di tuffarsi nel passato… senza uscirne puzzando di muffa. Promossi a pieni voti, con la curiosità di vedere quale sarà l’evoluzione di questa band atipica.