Tra le molte chiacchiere sull’abbassamento del livello qualitativo della musica in Italia e la necessità di reperire nuovi autori e nuove idee, ecco spuntare questo “’Ndar” di Rachele Colombo e Miranda Cortes. Un album assolutamente sorprendente, di certo a lungo meditato e costruito, tassello dopo tassello, come rivelano i contributi di ricerca svelati, brano dopo brano ed ogni volta insospettati. Sedici tracce dunque da acoltare una ad una e da scoprire anche nei meandri meno appariscenti.
L’inizio è un po’ lezioso e in “Bellezza” si percepisce sin dalle primissime battute la propensione di questo duo ad equilibrismi vocali e musicali, indicatori della sicurezza di chi sa il fatto suo. Di altra dimensione “Mediterraneus”, che ci offre un’introduzione in greco antico tratta da l’Odissea di Omero, prima di entrare nel vivo del brano arricchito anche dal “cameo” brevissimo rappresentato dai suoni e dai canti dei migranti nel deserto libico. Bellissimo il cantato, con richiami teatrali d’insieme, richiami che ritroveremo strada facendo. “Aquarium Venitien” è un bellissimo brano interpretato in lingua francese, intercalato dagli interventi di Gualtiero Bertelli con la poesia “El campanon” in rigorosa lingua veneta. Straordinaria la fisarmonica di Miranda Cortes.”Direttore del Nord-Est” è un brano cantato a due voci che incuriosisce ed induce al riascolto per la particolarità dei timbri, così armoniosamente diversi. Delizioso l’antico canto popolare di chiusura affidato alla voce di bimbi che appaiono molti divertiti da quella cantilena. Un brano molto teatralizzato è “Hipermarché – La nuit du Redentor”, con un’introduzione da teatro goldoniano ed il cantato in lingua francese sino allo spuntar di voci di mercanti veneziani, di turisti, di elencazione di cibi tipici che vanno a scandire tempi e luoghi di quella festa estiva tra calli e canali. “Paròn Perdido” è ancora una volta una gran prova vocale molto teatralizzata che si rifà all’amara sensazione della perdita del lavoro in tempi di recessione, che può condurre esistenze intere in una dimensione senza approdi. “Il mio paese” è un bel brano che pone ancora una volta in risalto la voce limpida e intensa di Rachele Colombo ed uno straordinario recitato. Di “Vestime” rimane impresso l’intervento incisivo dell’arpa di Jessica Pettinà. Qualche perplessità la desta il brano “Ruzzante tornato dalla guerra” in cui la teatralità e la dimensione musicale s’incontrano con minore dimestichezza. “Muzar” è invece un brano strumentale che dà respiro alla promenade di questo intenso progetto, mentre “Marcelle B” è una stupenda canzone di forte impatto emotivo con i ricami delicati del violino di Marianne Wade. Poco coinvolgente invece “Lo sbando” che cede immediatamente l’attenzione e il passo ad “Aspettare l’uscita”, un brano divertente che guarda però con ironia feroce all’alienazione di un mondo “perfetto”…che perfetto non è. E si va verso la chiusura di questo percorso intriso di emozioni e di sorprese. “Requiem d’acqua” lascia poca traccia mentre “L’oubli et le papillon” è che richiama con forza la grande tradizione cantautorale francese, anche in questo caso con un recitato molto coinvolgente ed un ottimi arrangiamento. E si finisce con “Voria ‘ndar”, canzone intensa, malinconica, percorsa dall’ideale abbraccio tra chitarra e fisarmonica che disegnano note sognanti al servizio di quello che è sicuramente il brano più dolce dell’intera raccolta. Un lavoro intuibilmente lungo e difficile, dicevamo, quello di Rachele e Miranda, che sono anche autrici di tutti i brani e che hanno saputo fare appello ai talenti di musicisti (ma non solo) che hanno arricchito il progetto. Un lavoro per palati culturalmente predisposti ad accettare che poesia, musica, teatro e tradizione possano fondersi per dare vita ad un percorso artistico di primissimo piano. Certo, non è la fruibilità il primo requisito di questo album che si rivolge ad un pubblico apertamente più esigente. Sapendo di poterlo accontentare.