SI FA MUSICA NAVIGANDO A VISTA

Nel maggio del 1970, cioè 45 anni or sono, nei primi dieci posti della hit parade italiana, figuravano tra gli altri “La prima cosa bella” cantata da Nicola di Bari e “Eternità” portata al successo dai Camaleonti. Entrambe canzoni che erano state presentate all’edizione del Festival di San Remo dello stesso anno, svoltosi tra il 26 ed il 28 febbraio, al Casinò della città dei fiori. Nell’aprile di quest’anno, la classifica discografica riservata ai singoli, equiparabili in qualche modo ai vecchi 45 giri, già non presentava più, se non in posizioni assolutamente irrilevanti, nessuno dei brani presentati in gara a Sanremo solo tre mesi prima. E’ l’eloquente fotografia di una situazione che evidentemente va al di là della semplicistica affermazione di chi sostiene che i tempi sono cambiati. Nel 1970 o comunque in quegli anni, prima del Festival di Sanremo, l’altro grande evento televisivo era “Canzonissima” e con l’inizio della primavera, cioè poco dopo la conclusione del festivalone, partiva “Un disco per l’estate”. Tre grossi supermercati televisivi per la discografia, di fatto uno dopo l’altro, dai quali emergevano sistematicamente successi dalle 250mila copie vendute in su. Oggi, secondo quando asserito dalla Fimi, l’organo che promuove e tutela l’attività dell’industria discografica, per quel che riguarda i singoli, il “disco d’oro”, cioè il primo riconoscimento per numero di copie vendute, lo si ottiene a quota 15mila mentre, per quel che riguarda gli album, è necessario venderne 25mila. Si tratta di numeri che 45 anni or sono avrebbero decretato l’assoluto fallimento di un progetto e, quasi sicuramente, il mancato rinnovo contrattuale da parte della casa discografica nei confronti dell’artista, che sarebbe probabilmente stato indotto a fare altro. Indubbiamente l’affermarsi dell’era digitale, dei social network, di internet, hanno contribuito in modo significativo a sconvolgere il mercato discografico in Italia e nel mondo. Come, indubbiamente, ad inquinare lo stesso mercato, è innegabile che sia un’iperproduzione di cd come mai in passato si era visto. Ma neppure questo basta a giustificare un crollo verticale di vendite discografiche senza precedenti. In Italia, fatta eccezione per i soliti nomi, per i quali bastano le dita delle due mani, per tutti gli altri protagonisti del mondo della musica, per sopravvivere, i proventi delle vendite discografiche e dei diritti d’autore non sono assolutamente più sufficienti. Occorrono le serate, molte serate. Al termine delle quali, personaggi anche di ragguardevole notorietà, vendono i loro dischi al pubblico su banchetti improvvisati all’ingresso dei locali. “Per arrotondare”, dicono alcuni. Un po’ come fanno quelli che si cercano un secondo lavoro per potersi permettere qualcosa in più o, semplicemente, per poter arrivare alla fine del mese. Ma di occasioni per esibirsi ve ne sono sempre meno. Le piazze estive, un tempo sedi di innumnerevoli eventi, sono sempre più deserte. I Comuni non hanno più risorse per le spese primarie, talvolta neppure per l’emergenza. Ovvio che vengano meno spazi e opportunità dedicati all’evasione. E se pensiamo che dagli Stati Uniti giungono segnalazioni secondo le quali, per la prima volta, il numero di brani “scaricati” legalmente da internet ha superato quello dei cd venduti nei supermercati, appare evidente che ci troviamo al cospetto di una rivoluzione senza precedenti nel mondo della musica. Con la prospettiva che l’era dei computer comprometta anche la tracciabilità dei brani, poiché lo “scarico” della canzone non fornisce altre informazioni al di fuori del titolo del brano stesso e il nome del suo interprete. Precludendo quindi l’archiviazione, con il semplice acquisto del brano, che una volta queste informazioni le recava in copertina, di quei dati che dovrebbero rappresentare la storia della musica. A meno che ci si voglia dedicare a pazienti ricerche alle quali le nuove generazioni non sembrano troppo avvezze. Insomma, si naviga a vista, in attesa di capire dove si sta andando. Con una sola certezza: la musica potrà soffrire e sta tuttora soffrendo, ma non morirà mai.

Giorgio Pezzana

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *