DAGMA SOGNA E…VUOLE STRAFARE

“Tratti di matita” è l’album dei Dagma Sogna, formazione pop/rock che con queste undici tracce cerca di rappresentarsi, la qual cosa probabilmente sarebbe meglio riuscita con un Ep. Ma vediamo il perché.

Il disco si apre con “I colori del silenzio”, brano ricco di sonorità che impattano con una voce che non le regge tanto da rischiare di essere soverchiata. La linea melodica è promettente, ma come vedremo anche in altre situazioni, l’inciso del brano appare più convincente del ritornello, l’arrangiamento è passabile, ma il brano non decolla e risulta anche eccessivamente diluito. Con “Come onda” scopriamo una vena battistiana nella voce di Alessandro Giusto, ma il testo appare fragile, il ritornello poco decifrabile; Mogol e Battisti distano anni-luce. “La teoria del dirsi addio” dà una scossa all’ascolto, è una discreta canzone con il gradevole inserimento della voce di Anna Napoli; il testo è banaluccio e poiché questo progetto pare non considerare secondario il contenuto delle canzoni, si tratta di un’insufficienza non trascurabile; piacevoli i contrappunti di chitarra di Daniele Ferro. “Signora degli inganni” presenta un testo migliore, una linea melodica senza infamia e senza lode, che non fa decollare il brano. “Tu come me” ha un avvio promettente, ma s’incaglia presto nelle secche di una certa povertà di idee, anche se nel complesso il brano risulta fruibile. “Nuotando in un mare di stelle” ci pone finalmente al cospetto di un testo convincente ed un ritornello che ben si coniuga con l’arrangiamento (piacevoli gli inserimenti di armonica). A “Il cortile” va forse la palma del pezzo più bello dell’album: un testo intensamente poetico ed un arrangiamento adeguato (anche se  non risultano ancora perfetti i livellamenti tra suoni e voce e qualcosa non funziona allorquando entrano a distesa gli archi campionati). “Fuori dalla realtà” assume contorni decisamente più rock ed il testo è funzionale all’esigenza di sonorità più decise. “Ancora favole” è un brano rinunciabilissimo con una linea melodica affannosa ed un testo fragile. “Il viaggio”, che chiuderebbe l’album (ma c’è ancora un “bonus” finale) avrebbe in parte i numeri per essere un’ottima canzone, non sacrificasse il proprio testo a metriche risicate e, ancora una volta, l’inciso risulta molto, ma molto più convincente del ritornello, che non perviene. E si chiude davvero con la seconda versione di “Come onda” nella quale spariscono gli echi battistiani e la situazione complessiva non migliora. “Tratti di matita” è un cd con undici brani dei quali se ne possono salvare a fatica cinque per arrivare ad un prodotto tra il buono ed il molto buono. Purtroppo il desiderio di andare oltre, ne fa invece un progetto a tratti anche un po’ noioso, dalla forma indefinita e che lascia nell’ascoltatore evitabilissime riserve.

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