Avessero presentato un singolo o un ep i Guignol, probabilmente, avrebbero avuto una recensione del tutto positiva poiché, nel “tratto breve”, i brani reggono, il gruppo anche. Ma con “Porteremo gli stessi panni” (che è comunque il settimo album della band) i quattro musicisti hanno voluto avventurarsi sul periglioso percorso delle nove tracce, in un paio di casi storicamente significative visto che i brani “Padre mio” e “Pozzanghera nera: il 18 aprile” hanno testi che recano la firma di Rocco Scotellaro, poeta, scrittore e politico di Tricarico (Basilicata).
Ma ciò non è bastato a fare di questo progetto un’eccellenza ed anzi, in più di una circostanza ci si perde in altri pensieri, traditi dalla noia. Lineare sino ad apparire un po’ piatto questo cd scivola lento, senza sussulti, caratterizzato da una linea melodica non sempre convincente (sin dal primo brano, “Padre mio”); talvolta s’insinuano cenni di arrangiamenti meno prevedibili (“Sei fratelli” è un buon brano che ha un andamento gradevole ed un arrangiamento più ricco ed anche “Pozzanghera nera: il 18 aprile” qualche spunto lo riserva). Ma nell’insieme, si rimane costantemente in attesa di un decollo che non arriva e neppure la voce (che troppo spesso ricorda Pupo nei suoi pochi brani “impegnati”) riesce a dare tinte convincenti a questi brani che probabilmente non riescono ad esprimere ciò che di buono il gruppo sarebbe in grado di offrire.