SANREMO, PER UNA VOLTA…STIAMO UNITI

La domanda ora, dopo che sul palcoscenico del teatro Aristonì i riflettori si sono spenti, è quella che già in altre circostanze avevamo colto: ma il festival di Sanremo è davvero l’espressione della canzone italiana? Riesce davvero a rappresentare i gusti della gente di ogni età, oppure è una sorta di “messa cantata” che si ripete da 61 anni, sostanzialmente seguendo un copione sempre uguale? Sino allo scorso anno era difficile rispondere a questa domanda ed anzi, sarebbe stato forse troppo facile ed ingeneroso rispondere che la canzone italiana non può ridursi ai “talent show” che trasformano in big personaggi che solo pochi mesi prima erano degli assoluti sconosciuti. Ma quest’anno no. E la ragione è molto semplice: le vittorie di Roberto Vecchioni tra i big e di Raphael Gualazzi tra i giovani, hanno messo d’accordo la giuria del televoto (cioè il pubblico), quella dei maestri dell’orchestra sanremese che ha accompagnato tutti i cantanti in gara e quella della sala stampa, espressione della critica. E allora bisogna dire che il messaggio di “Chiamami ancora amore”, la canzone di Roberto Vecchioni, rappresenta il levarsi di una voce forte, ma nel contempo densa di emozioni, testimone e portavoce di un disagio sempre più diffuso nei confronti di una dilagante indifferenza al cospetto di tutto quanto sia cultura. In un Paese come il nostro, in cui la cultura rappresenta un patrimonio che va bel al di là della semplice e facoltativa predisposizione all’apprendere, questo è un segnale che va colto e che è assai significative che venga proprio dal palcoscenico del Festival di Sanremo. La vittoria di Raphael Gualazzi tra i giovani è invece  la vittoria della qualità emergente. Forse Gualazzi non potrà rappresentare tutta quella fascia di cantanti e musicisti che operano nell’area indipendente, ma sicuramente è un artista (che ama definirsi artigiano), che farà ben figurare l’Italia in quei contesti europei ai quali pare destinato. Ed il fatto che sia  sulla vittoria di Vecchioni, sia su quella di Gualazzi, si siano trovati assolutamente concordi la critica ed il pubblico, un significato lo dovrà pure avere. Per una volta, come ha amato per cinque serate dire Gianni Morandi, personaggio sulla cui onestà intellettuale è davvero difficile dubitare, “stiamo uniti”! Anche se da domani ricomiceremo a porci alla ricerca dei protagonisti di…un’altra musica.

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