NUOVA NATA TRA LE “INDIE”

E’ di questi giorni la notizia della nascita di una nuova etichetta discografica indipendente denominata Granita Records. Una sorta di scommessa in un momento tutt’altro che facile per il mondo della discografia italiana ed internazionale. Abbiamo incontrato i promotori di questo progetto che per loro scelta parlano a nome e per conto del nuovo marchio, rinunciando quindi all’immagine personale.

Una nuova etichetta discografica nel bel mezzo della bufera, al punto che chiuderà anche la più importante fabbrica produttrice di cd. Non è un azzardo un po’ eccessivo?

La musica immaginata, scritta, suonata, registrata e diffusa continuerà a esistere, indipendentemente dal supporto fisico. Cambia il modo in cui ci nutriamo di musica. È senza dubbio cambiato il modo in cui si vive la musica e di musica e questo vale sia per gli artisti che per gli addetti ai lavori.


Non ci stupisce che in questo momento storico, di vulnerabilità e cambiamento, l’industria discografica indipendente fiorisca con grande slancio. Proprio perché va a colmare un significativo vuoto istituzionale e si inserisce, con pazienza e abnegazione, tra la ruggine delle vecchie impalcature di un sistema che (non molla) ma inspira affannosamente e l’impasto di calcestruzzo e farina modellato con fervore, dalle nuove leve della discografia, produttori, editori, manager e agenti della nuova generazione, che si sta formando ora e deve reinventare tutto, per essere un passo avanti.

 

Qual è a vostro avviso il ruolo di un’etichetta indie oggi, al cospetto delle tre major rimaste? Vi sentite in qualche modo una sorta di talent scout di queste?

Lo siamo. Le etichette indipendenti, come la nostra Granita Records, instaurano un rapporto diretto, personale e di fiducia con gli artisti, che sono seguiti e assistiti, con coinvolgimento emotivo e una gran passione. Se cado io, cadi anche tu: questo è il nostro motto. Quando gli interessi reciproci si mantengono vivi e si lavora verso un unico obiettivo, è più difficile che sorgano malcontenti, insoddisfazioni, recriminazioni. Le aspettative si riducono, certo. Perché il raggio d’azione è più corto e si lavora più lentamente. Eppure si lavora meglio, perché c’è un intendimento comune.

 

Avete un genere musicale specifico sul quale pensate di investire o un target al quale rivolgervi?

Il claim di Granita Records è ‘Musica fresca che spacca’, quindi intendiamo lavorare con progetti ‘brand new’, artisti o band al loro primo lavoro discografico. Questa scelta, oltre che essere ideologica, diventa anche pratica: ci sentiamo più capaci, con i mezzi di cui disponiamo ora, di seguire ragazzi giovanissimi, in modo che l’etichetta possa crescere insieme a loro.

 

Come vedete la prospettiva del vostro lavoro e il futuro della musica in Italia?

Ci scuote un sentimento di fervore. Non potremmo avere iniziato un lavoro di questo tipo, se non attraversati da quella scintilla calda e brillante del voler ‘fare bene’. Non perdiamo affatto la speranza che in Italia possa far successo chi se lo merita, costruendosi solidamente dal basso, con pazienza e caparbietà. Ci interessa soprattutto dare valore alla scrittura, alla composizione, con la certezza che, mentre la vita di un artista a volte si arena in una secca senza vento, le canzoni sopravvivano più a lungo e in mare aperto, col vento in poppa, senza bisogno di tornare in porto.

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