“Au contraire” è il nuovo album di Torchio scritto in collaborazione con Massimiliano Bocchio. Il cantautore alessandrino ha un percorso artistico piuttosto articolato, inizialmente e per un decina di anni, tra il ’90 ed il 2000, attraversa l’Italia con la band I Riservato e prende parte con buon successo a vari festival nazionali; si esibisce poi con la band Los Latin Lovers prima di intraprendere la carriera da solista a cominciare dal 2017.
Nel 2018 pubblica l’Ep “Sostituibile”, anticipazione del primo album che uscirà nel 2021. Seguono alcuni singoli, preludio di questo nuovo lavoro uscito da pochi giorni. “Au contraire” è un album caratterizzato da otto tracce tra le quali la cover di “Io che amo solo te”, famosissimo brano scritto e portato al successo da Sergio Endrigo nel lontanissimo 1962. Torchio esegue la canzone con grande rispetto per l’originale, rendendo omaggio, con quella sua voce da rocker, ad uno dei più grandi cantautori della storia della canzone italiana. Vi è poi un brano intitolato “Quella vocina di merda”, che non è una canzone ma un breve racconto. Tornando alla musica, va detto che in questo progetto non ho trovato nulla di particolarmente esaltante, ma una manciata di buone canzoni, ben interpretate e ben arrangiate. Emerge in modo vistoso il mestiere di Torchio, cantautore di lungo corso che sa “vestire” ciò che canta con convincente determinazione. I brani che più mi sono piaciuti sono quelli in cui Torchio fa il cantautore ruvido ma colmo di poesia, che è poi ciò che gli riesce meglio. Quindi sicuramente “Lo farei”, la magistrale esecuzione di “La città scollegata” accompagnata da un video realizzato nell’Auditorium del Conservatorio “Antonio Vivaldi” di Alessandria, con la collaborazione del Quintetto d’Archi del Conservatorio stesso, la direzione del maestro Andrea Albertini e la partecipazione della soprano Anita Maiocco e poi, ancora, “Sangue inchiostro” in cui una buona dimensione testuale ben si coniuga con la cornice musicale. Appena mezzo gradino più sotto ci metterei anche “Provo ribrezzo” e, appunto, la cover del bellissimo brano di Endrigo. Meno convincenti mi sono risultati “Laila” e “Gli amanti volanti”. Come ho detto, non vi è un brano che svetta rispetto agli altri, ma complessivamente si tratta di un album con molta narrazione, che si ascolta con piacere nella quasi totalità dei suoi contenuti.