LUCA SPAGGIARI, “SANTA MISERIA” ED ALTRE STORIE NEL SUO ALBUM

E’ uscito da pochi giorni “Santa Miseria”, il nuovo abum di Luca Spaggiari, il secondo da solista per il fondatore dei Fargas e della label Private Stanze. Sette canzoni ed una suite per un lavoro oggettivamente difficile, soprattutto di questi tempi. Un lavoro lento, meditato, sofferto, vissuto e cantato in un modo sorprendentemente originale grazie alla voce di Spaggiari, così intensa e ruvida che sembra voler entrare negli antri oscuri del proprio essere.

Spaggiari, emiliano d’origine, è cantautore, musicista, scrittore e produttore e in questo progetto c’è tutto quanto lui cerca di trasmettere nelle sue espressioni artistiche. “Santa Miseria”, che dà il titolo all’intero lavoro, è un brano che inchioda alla sedia, il migliore della raccolta, una preghiera laica che accarezza le note e si chiude con un sussurro; ma non può sfuggire la poesia che si ritrova in brani come “Il mio nome”, “Il branco”, “Uomo cane” o anche nella suite finale, “Universo – Presenza Essenza” che si apre con un lungo preludio di chitarra elettrica che ci fa fare un salto in quegli anni in cui c’era gente come Jimi Hendrix, Carlos Santana, Eric Clapton, David Gilmour che la chitarra la usavano come se fosse una parte del loro corpo, esaltando lo strumento e non stupramdolo come troppo spesso ci accade oggi di sentire tra le fila di sedicenti rock band.  Indubbiamente il disco di Spaggiari non può essere consumato con un ascolto distratto, non è fatto per chi ha fretta o per chi la musica è avvezzo a sentirla, ma non ad ascoltarla, ritenendola un “tappetino” per lo sfondo di altre attività. E’ una meditazion che attraversa tutte le tracce, inciampando in un paio di occasioni in un accenno di tedio (“Universo” e “Stereotipato”), ma sostanzialmente non perdendo mai la via di un percorso introspettivo del quale, alla fine, qualcosa rimane. Lavoro difficile, come dicevo, ma che merita l’ascolto.

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