Si chiama “Mema”, è un gruppo musicale, ma è anche il titolo dell’album che lo stesso gruppo ha prodotto in crowdfunding con la partecipazione di tanti amici che hanno condiviso il progetto. Ed hanno avuto ragione, perchè le nove tracce (più la bonus finale) che caratterizzano il cd, pur con i chiaroscuri che sono propri di quasi tutti gli album, mettono in risalto una formazione interessante ed una voce, quella di Elena Bonanata, ricca di intensità e di sfumature.
Interessante poi lo stile della composizione dei brani, che non vanno mai alla ricerca di spesso improbabili effetti speciali, ma che con semplicità incontrano una dimensione realmente fruibile e, in un paio di casi, possono apertamente definirsi belle canzoni. “Così sia”, il brano che apre l’album, richiama subito l’attenzione per l’incedere insolito, soprattutto nella parte iniziale, che pare un cammino rapido lungo un sentiero tortuoso che la voce di Elena percorre con agilità. “Madre Luna” è una buona canzone con un testo gradevole, a tratti “minacciato” da alcune escursioni strumentali che rischiano di soverchiare il cantato. “Non chiedo niente” è forse il brano più bello del cd; si presenta con maggiore aggressività rispetto ai due precedenti, ma il ritornello è centrato e la voce della cantante riesce a sorprendere assumendo colorazioni sino a quel punto insospettate; ottima la parte musicale che pone in risalto un insieme affidabile. “Favola d’argento” è una canzone dall’incedere faticoso che poi trova in un ottimo ritornello la sua dimensione migliore; anche in questo caso viene premiata la fruibilità, pur se, va detto, i testi dei nove brani quasi mai cadono nella banalità, pur entro i limiti del compromesso che una giusta fruibilità deve comunque accettare. “Il sole non è irraggiungibile” è una canzone con tratti che ricordano i repertori e le voci lineari di alcune interpreti degli anni ’60 e ’70, ma è rivestita da arrangiamenti che ci riportano all’oggi; giustamente trova più respiro la musica in un contesto pop tutto sommato gradevole. “Vuoti d’aria” ha un testo introspettivo, più profondo, ma la canzone in sé è poca cosa. “Lascia sognare” riporta la band su quelle dimensioni di fruibilità più volte richiamate e la musica tende nuovamente a prendere il sopravvento sulla voce, anche se solo a tratti ed in modo neppure troppo invasivo. “Soltanto per te” è una brutta canzone cantata bene; può apparire un paradosso ma l’ottima esecuzione vocale non riesce comunque a rendere convincente il brano. E si chiude con la radiofonica “Superman”, nulla più che gradevole e con una bonus track che, soprattutto nelle battute iniziali, riporta a tempi andati. Che dire di questo progetto e di questa band? E’ valsa la fatica dell’investimento, sia umano sia finanziario, perchè questo gruppo ha qualcosa da dire e spesso lo dice bene, rivelando anche una già consistente personalità d’insieme.