C’E’ CHI VORREBBE LA CULTURA COME UNA FABBRICA

Ritorno sulle dimissioni definitive ed irrevocabili di Enrico De Angelis dalla direzione artistica ed anche dal Consiglio del Club Tenco.Lo faccio perchè le sue argomentazioni mi conducono a quel modo di pensare alla cultura che sta sempre più prendendo piede e che rischia di snaturare il lavoro di quella parte più pulita e trasparente di operatori ed associazioni che alla cultura dedicano attenzioni e lavoro, spesso a titolo gratuito o parzialmente gratuito. Tra le varie osservazioni dell’ex direttore aristico del Club Tenco leggo tra l’altro: “…Personalmente, non mi piace il coinvolgimento di dirigenti del Club in attività lavorative sistematiche e continuative per artisti o organizzazioni musicali che potrebbero avere interessi (economici, artistici, culturali) in contraddizione con il Club, così stabilendo inevitabilmente legami e relazioni con realtà alle quali noi dovremmo restare impermeabili…. cosa mai accaduta in 40 anni di Club Tenco. Il grande intuito originale del Club, lo spirito che l’ha animato dal primo giorno, è stato quello del nobile dilettantismo, della “professionalità” sì, ma non del professionismo….Non condivido nemmeno il continuo tentativo da parte delle istituzioni sanremesi di accomunarci ad altre realtà a noi del tutto estranee dal punto di vista artistico e culturale, da Sanremo Expo al Festival di Sanremo ad Area Sanremo…”. Insomma, De Angelis ha rivendicato uno spirito che pare ormai tramontato. Come hanno rivelato anche i recenti Stati Generali della cultura in Piemonte, ove si è parlato apertamente di cultura “produttiva”, di imprese nella cultura, di una cultura che si vorrebbe trasformare in business, snaturandone le caratteristiche e soprattutto mortificando il lavoro di tante associazioni che hanno fatto del volontariato il loro principale presupposto. Che l’aria tiri in una certa direzione lo si evince anche dalla lettura dei bandi di alcune Fondazioni bancarie, laddove, a fronte di progetti spesso consolidati e di successo, non si richiedono la loro valenza artistica e le caratteristiche dei loro presupposti culturali, bensì la consistenza di eventuali ricadute occupazionali, l’incidenza della presenza di personale “dipendente” impegnato, il numero di ore lavorative e gli interessi passivi determinati da eventuali mutui. Interrogativi che potrebbero riguardare, appunto, un’attività imprenditoriale, certo non quella di associazioni che non disquisiscono d’arte negli studi dei commercialisti. Sollevando per altro forti interrogativi sulla legittimità di elargire fondi ad attività d’impresa che quale priorità hanno i loro bilanci, certo non la divulgazione della cultura ed il bene pubblico. Ecco dunque che bene ha fatto De Angelis ad andarsene da un Club che sembra sempre più destinato a divenire una S. r.l. con tanto di manager incravattati ed immersi in altri business. Ambienti che forse allo stesso Tenco avrebbero fatto un po’ schifo.

Giorgio Pezzana

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *