UN SANREMO CHE NON SA LANCIARE PIU’ NESSUNO

Non si dovrebbe sparare contro il Festival di Sanremo. Cosa che invece puntualmente avverrà. Ma fare pressione affinchè cambi la sua formula e torni ad essere quello che era: una rassegna della canzone italiana, di grande prestigio, ma solo e soltanto quello. Non importa se per farlo potrebbero essere sufficienti un paio di serate televisive, anziché le cinque lunghissime maratone che ci vengono riproposte ogni anno, da troppi anni. Si potrebbero tranquillamente evitare ospiti e superospiti, venditori di libri, di film, di spettacoli teatrali o, semplicemente di loro stessi. E’ il festival della canzone italiana e quello dovrebbe essere. Non che negli anni 50, 60 e primissimi 70, quando il festival era solo il festival, non ci fossero pastette. Ci sono sempre state. Per andare a Sanremo si faceva di tutto perchè quella era una delle vetrine più importanti dell’anno. Una delle vetrine, poi c’erano Canzonissima, il Cantagiro, il Disco per l’Estate, la Gondola d’Oro di Venezia e tante altre manifestazioni ora sparite. Oggi c’è Sanremo e null’altro. Un festival che grazie al suo prestigio può spacciare per “big” cantanti di seconda e terza fascia (di prima fascia infatti non ve ne sono) e che sta facendo finalmente la scelta giusta: quella di fare cantare in prima serata le “nuove proposte”, che purtroppo però approdano sulle riviera dei fiori passando tra meandri ed intrecci non sempre chiari, mentre in Italia decine di talenti si spendono ogni sera nei bagordi distratti dei pub. La musica nelle radio ed in televisione è saldamente nelle mani delle multinazionali discografiche che piazzano i loro “cavalli” tra “big” e “nuove proposte”, lanciandoli in folli corse tra talent show ed Ariston, per poi dimenticarli per sempre in scuderia. Non nascono nuove star della canzone. Siamo fermi alla Pausini, a Ramazzotti, a Bocelli…roba ormai di trent’anni fa. Tiziano Ferro e Malika Ayane sono belle realtà, ma non stanno facendo e probabilmente non faranno la storia della nostra canzone. Ed il successo più internazionale che italico dei Volo sta a dimostrare che fuori dai confini nazionali la canzone italiana è ancora quella delle gradi “arie” della musica lirica. Il festivalone quest’anno ricorderà Luigi Tenco, a cinquant’anni da quel tragico Sanremo del 1967 e Claudio Villa, spentosi trent’anni or sono proprio mentre al teatro Ariston era in corso la manifestazione alla quale aveva tante volte preso parte, uscendo vincitore di quattro edizioni. Un talento irrisolto quello di Tenco, un simbolo di un’epoca musicale la voce di Villa. Vedremo che cosa esprimerà in queste cinque serate il Festival che ha raggiunto l’età pensionabile riconosciuta anche dall’Inps. Con la speranza che non sia ancora una volta illusorio per i giovani cantanti in gara ed inutile per quelli che giovani non lo sono più.

Giorgio Pezzana

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