LE “DISTANZE” DI VITO OTTOLINO

È possibile creare un prodotto puramente strumentale ancora interessante, accattivante, fruibile nella discografia di oggi? Questo il dubbio al primo approccio con questo “Distanze”, dieci tracce di di Vito Ottolino. Scorrendo la biografia dell’autore, ci si imbatte in un curriculum di tutto rispetto, che ancor prima dell’ascolto promette un prodotto qualitativamente interessante. Quasi una carezza sin dal primo brano.

Una sorta di abbraccio, tra chitarre calde , ritmiche, quasi etniche che tratteggiano un viaggio che l’artista tenta di trasmettere all’ascoltatore per l’intera durata dell’album. Non a caso, il titolo “Distanze”. Un viaggio che attraversa città, culture, sensazioni che quasi travolgono gli altri sensi, oltre all’udito. Ci si ritrova a percepire i profumi e la brezza di un risveglio in una cittadina francese con “Celeste”, per poi buttarsi in una Barcellona chiassosa, fatta quasi di pizzicori,un piccante argentino sulle note di “Runnin’home” e “Finis terrae”. Questo gioco di opposti, di emozioni contrastanti si denota in tutto l’arco dell’ascolto, tra un brano e l’altro, il susseguirsi di cambi di spazio e tempo, di profumi, di intenzioni. Quell’intenzioni quasi cantautorale di introspezione che ritroviamo in “Lungo la strada”: il gioco di contrabbasso di Francesco Angiuli, a segnare ogni periodo, quasi a rallentare un respiro, un pensiero. Una colonna sonora di un film intenso, che parla di incontri, di partenze e di ritorni. I dubbi iniziali quasi svaniscono, i pregiudizi su un prodotto che poco spazio può avere in una discografia moderna forse non hanno più importanza. Lentamente, brano dopo brano, ci si ritrova immersi in una realtà quasi surreale, comei un vecchio cinema, in cui ogni brano propone un pellicola diversa, unita all’altra da un persuasuvo senso di accoglienza. Ecco, l’aggettivo per definire con unsolo termine questo album potrebbe essere “accogliente”, come lo è una madre che aspetta il figlio al ritorno da un lungo viaggio, sulla porta di casa, a braccia aperte. Un autore generoso Vito Ottolino che regala quante sfumature può a questo suo “figlio del mondo”. E neppure sfugge la tecnica che, nell’uso delle sei corde. è magistrale, come di tutto rispetto è lo spesso degli altri musicisti: Francesco Angiuli al contrabbasso, Cesare Pastanella alle percussioni, Beppe Fortunato alle tastiere e Felice di Turi alla batteria. Un prodotto fruibile, piacevole, adatto ad accompagnare l’ascoltatore verso altri orizzonti. (Vito Ottolino – “Distanze” – Digressione Music).

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