VIRGO, UN RUGGITO TROPPO LUNGO

Un delirio forbito. Così potremmo definire i testi dei brani del nuovo album dei Virgo. Frasi che s’intrecciano e che, prese singolarmente, suggeriscono con una certa frequenza immagini ammantate di ruvida poesie. Ma messe una dopo l’altra danno spesso l’impressione di non avere senso compiuto. Oppure, di volere simulare una confusione mentale propria di chi affida temporaneamente l’intelletto a paradisi artificiali difficilmente circoscrivibili.

Detto questo, musicalmente piace l’aggressività di questo metal-rock affidato ad una band ben strutturata ed ai ruggiti di Daniele Perrino. Una voce la sua che a tratti vibra dentro, arriva in profondità, scuote. Dodici tracce, pur se nessuna raggiunge i quattro minuti, sono però troppe per il repertorio di questa band che si fa via via ripetitivo e scontato. Un ep fatto bene poteva rappresentare a sufficienza l’approccio dei Virgo con la musica, consentendo di porre in risalto il meglio di quanto si ascolta in questo cd. Manca l’effetto sorpresa, dal settimo brano in poi e a mano a mano che prosegue l’ascolto, ci si accorge che non accadrà nulla di nuovo o di diverso e l’adrenalina entrata in circolo ascoltando i primi brani, va via via attenuandosi, rendendo scontata anche la potenza che questa band sa imprimere al proprio modo di pensare alla musica. Un cd che ha sicuramente qualcosa di buono da proporre, realizzato da una band ben strutturata, al di là delle perplessità sui testi delle canzoni (testi che parafrasando un noto comico, non dicono nulla, ma lo dicono molto bene). Una formazione che sa come usare gli strumenti (voce compresa) per raggiungere l’obiettivo, ma che non ha quel senso della misura necessario per far si che la curiosità non sconfini nella noia.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *